Pizza all’ananas: la storia della pizza del momento
La pizza è da tempo uno dei piatti più amati e diffusi al mondo, ma nessuna sua variante ha suscitato tante controversie e discussioni quanto la pizza all’ananas. Questa insolita combinazione di ingredienti, che mescola il salato della pizza con il dolce dell’ananas, ha diviso gli appassionati della pizza in due fazioni opposte. Scopriamo la storia della pizza all’ananas, dalla sua origine a oggi, esaminando come è diventata una delle pietanze più dibattute e discusse nel mondo culinario. Sarà un viaggio attraverso la sua evoluzione, le opinioni dibattute e il ruolo che ha assunto nella cultura gastronomica globale.
Come nasce la pizza con l’ananas?
Per risalire all’origine della pizza all’ananas dobbiamo partire dalla sua collega più vicina: la pizza hawaiana. Questa variazione, composta da formaggio, pomodoro, fette di prosciutto cotto e pezzi di ananas sciroppato, prende il nome dalla sua prima creazione, avvenuta in Canada grazie al geniale pizzaiolo greco Sam Panopoulos nel lontano 1962.
In quel periodo, la pizza stava guadagnando una crescente popolarità, e Panopoulos decise di sperimentare questo insolito abbinamento di ingredienti nel suo ristorante, principalmente per intrattenimento. Come raccontò successivamente alla BBC nel 2017, l’idea di inserire l’ananas nella pizza fu un esperimento “per divertimento“. La sorprendente combinazione piacque al pubblico e divenne rapidamente un’icona del suo locale, il Satellite, situato in Ontario. Ben presto, la pizza hawaiana fece breccia nel cuore degli americani e fu adottata da numerose altre pizzerie negli Stati Uniti.
Nonostante il suo nome, la “pizza hawaiana” era così chiamata principalmente a causa dell’origine dell’ananas, che proveniva principalmente dalle isole del Pacifico. Inoltre, va notato che questa pizza era in linea con la cultura tiki molto in voga in quegli anni.
Ciò che molte persone potrebbero non sapere è che la pizza all’ananas non è affatto considerata la preferita dagli americani. Un sondaggio condotto nel 2021 da YouGov ha rivelato che, al contrario, i topping più amati tra di loro sono il salame piccante, la salsiccia, i funghi, l’extra formaggio e le cipolle. La pizza all’ananas, invece, si trova tra i cinque topping più impopolari.
Pizza con l’ananas: da scherzo a piatto gourmet
La pizza con l’ananas, spesso oggetto di discussioni e controversie tra gli amanti della pizza tradizionale, ha una storia più ricca e variegata di quanto si possa immaginare. Non è certo un concetto nuovo, e le sue origini risalgono a pizzaioli innovativi che hanno abbracciato questa combinazione insolita molto prima dell’esplosione mediatica.
Uno dei pizzaioli più famosi ad aver introdotto la pizza all’ananas nei propri menù è Franco Pepe, originario di Caiazzo (Caserta) e noto per essere stato uno dei primi a guadagnarsi un posto nelle classifiche mondiali della pizza. Franco Pepe ha affrontato il problema dell’acidità del pomodoro, che poteva accentuare quella dell’ananas, eliminando completamente il pomodoro dalla sua creazione. Il risultato fu la “AnaNascosta,” in cui l’ananas fresco si fonde con il prosciutto San Daniele in un impasto di pizza fritta, una risposta brillante a una provocazione da parte di un giornalista a Hong Kong che gli aveva chiesto se fosse disposto a fare una pizza all’ananas.
Franco Pepe non è l’unico pizzaiolo creativo in questo campo. Pier Daniele Seu, un altro nome di spicco nelle classifiche gastronomiche, ha ideato due diverse varianti di pizze all’ananas. La prima presenta carpaccio di ananas essiccato in abbinamento a crema di olive nere, mozzarella, prosciutto cotto salato in acqua di mare, misticanza, polvere di olive e gel di jalapeno e ananas fermentato. La seconda, denominata “Pizza-colada,” è una pizza dolce caramellata con ricotta mantecata al lime, ananas marinato al rum, purea di cocco, cocco disidratato e menta.
A Milano, invece, la pizza all’ananas prende una svolta unica grazie a Simone Lombardi di Crosta. Qui, l’ananas si sposa con la ventricina, l’ananas cotto al forno, il cipollotto crudo, il coriandolo e l’olio extravergine di oliva, creando una combinazione di sapori che sfida le convenzioni gastronomiche.