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Zeppole di San Giuseppe: origine del dolce simbolo della festa del Papà

La festa del Papà rappresenta un’importante ricorrenza in Italia, celebrata il 19 marzo in onore di San Giuseppe, padre putativo di Gesù. In questa occasione, le famiglie italiane si riuniscono per festeggiare e, come spesso accade, non manca certo la presenza di prelibatezze culinarie, tra cui le zeppole di San Giuseppe.

Le zeppole di San Giuseppe hanno una storia antica e affascinante, che affonda le radici nell’antica Roma, quando si preparavano frittelle di frumento in onore delle divinità del vino e del grano. Nel corso dei secoli, la ricetta è stata tramandata e arricchita con nuovi ingredienti e varianti regionali, diventando così un simbolo della cultura e della tradizione culinaria italiana.

In questo articolo, esploreremo l’origine delle zeppole di San Giuseppe, le loro caratteristiche e le varianti regionali, per scoprire come questo dolce sia diventato un’icona della festa del Papà e un simbolo dell’identità italiana.

Qual è l’origine delle zeppole di San Giuseppe?

Le zeppole di San Giuseppe rappresentano una vera delizia culinaria e uno dei simboli della festa del Papà in Italia. Ma pochi sanno che la loro origine risale all’antica Roma. Il 17 marzo rappresentava una data molto importante nell’antica Roma, poiché venivano celebrati i Liberalia, festività in onore delle divinità del vino e del grano. In questo giorno, per omaggiare Bacco e Sileno, divinità del vino e dei frutti della terra, venivano preparate delle semplici frittelle di frumento, che venivano fritte nello strutto bollente.

Tuttavia, con l’avvento dell’Imperatore Teodosio II tutto cambiò: egli proibì qualsiasi culto pagano, Liberalia comprese. Nonostante la proibizione, la tradizione delle zeppole era talmente radicata che continuò a esistere. La festa delle zeppole venne semplicemente assimilata dal cattolicesimo, che fissò la festa di San Giuseppe due giorni più tardi, il 19 marzo.

La tradizione delle zeppole di San Giuseppe si arricchisce di un altro capitolo intorno al 1700, quando il dolce comincia a prendere la forma che conosciamo oggi. Sembra che le monache dello Splendore e della Croce di Lucca o quelle di San Basilio del Monastero di San Gregorio Armeno a Napoli preparassero le zeppole come dolce conventuale. Tuttavia, fu solo cento anni più tardi che vennero messe “nero su bianco”.

Le prime ricette delle zeppole di San Giuseppe risalgono al 1837, grazie al celebre gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino, che le codificò nel Trattato di Cucina Teorico-Pratico. In uno stile semplice e immediato, Cavalcanti descrisse la ricetta con pochi ingredienti: farina, acqua, un po’ di liquore d’anice, marsala, sale, zucchero e olio per friggere. La particolarità di questa ricetta, però, sta nella lingua in cui è stata scritta: il napoletano. Grazie alla scelta di scrivere in una lingua popolare e comprensibile a tutti, la ricetta di Cavalcanti ha avuto un enorme successo e ha contribuito a diffondere le zeppole di San Giuseppe in tutta Italia.

Da allora, le zeppole di San Giuseppe sono diventate un simbolo delle tradizioni culinarie italiane, con ricette che variano a seconda delle regioni e delle città. Tuttavia, il loro sapore dolce e delicato, unito alla consistenza soffice e cremosa, continua a conquistare i palati di generazioni di italiani.

Le varianti regionali delle zeppole

Le zeppole di San Giuseppe sono senza dubbio una delle specialità dolciarie più apprezzate in Italia e, sebbene la loro origine sia a Napoli, vengono preparate anche in diverse altre regioni del Paese. Nel Salento, ad esempio, le zeppole vengono cotte al forno o fritte e farcite con crema pasticcera o al cioccolato per una versione ancora più golosa.

In Sicilia, invece, le zeppole presentano sapori più agrumati, grazie all’uso della farina di riso e alla copertura di miele d’arancio. Nella regione calabrese, invece, si preparano zeppole con una farcitura a base di ricotta, zucchero, cannella e scorza di limone. Anche in altre zone d’Italia, le zeppole di San Giuseppe assumono caratteristiche diverse, ma in ogni caso, la loro bontà e la loro capacità di condividere la tradizione e la cultura di un’intera nazione rimangono immutate.