Birra artigianale: un prodotto sempre più diffuso in Italia
L’Italia continua ad essere conosciuta sempre di più come un paese interessante per la sua produzione di birra artigianale e una sede di molti micro-birrifici popolari.
Meno noto è forse il fatto che l’Italia è anche sede di una comunità di birra artigianale fatta in casa “homebrewing” molto fiorente. La crescita improvvisa dell’industria della birra artigianale in Italia, e della comunità di homebrewing, era impensabile solo 20 anni fa. Allora si è avuta la possibilità di essere parte del movimento della birra fatta in casa e artigianale di tutta Europa.
Tornando indietro nei primi anni del 1990, birra artigianale e homebrewing erano concetti sconosciuti in Italia. La birra di qualità non era del tutto sconosciuta, grazie ad alcune buone importazioni dal Belgio e dal Regno Unito. C’erano solo un paio di microbirrifici pionieristici poi, che avevano venduto solo la loro birra a livello locale, senza guadagnare un notevole seguito neanche nel loro paese.
L’Homebrewing non era legale, o, più precisamente, il suo status giuridico non era chiaro. C’erano alcune persone che realizzavano la birra in casa, già dal 1984 con l’estratto di pre-luppolata che avevano acquistato, magari, durante i viaggi all’estero. Spesso per l’homebrewing veniva usato l’estratto del malto liquido, luppolo, alcuni grani di specialità, e dispositivi ausiliari che erano stati trovati nei negozi di alimenti naturali.
Le cose cominciarono a cambiare abbastanza veloce in realtà nella seconda metà del 1990. Il 26 ottobre, 1995 quello che ora è il nazionale Homebrew Day in Italia, l’homebrewing è diventato legale, senza alcuna limitazione sulla quantità fino a quando non hai venduto la birra. La legalizzazione in sé ha avuto poco impatto diretto perché c’erano poche persone che realizzavano la birra in quel momento. La legalizzazione ha fatto sì che l’unico negozio homebrew esistente, Mr. Malt, che è ancora il negozio più conosciuto oggi, potesse commercializzare liberamente i propri prodotti. Lo stesso discorso vale per la birra artigianale.
Forse in risposta alle leggi di produzione fortemente disciplinate del mondo del vino italiano, più recentemente, gli artigiani hanno trovato libertà creativa tramite la produzione di birra. Attualmente, l’industria della birra artigianale in Italia è molto meno regolamentata rispetto, ad esempio, alla Germania, dove, negli ultimi 500 anni, i produttori di birre hanno dovuto rispettare una legge di purezza della birra. Meno regole in Italia hanno dato più spazio ai produttori di birra, soprattutto in Toscana e Piemonte, di sperimentare con gli ingredienti locali come castagne, cereali antichi, farro, farro, miele selvatico, frutta di stagione, uva da vino e spezie che danno a queste birre decisamente un sapore tipicamente italiano.
La maggior parte della produzione di birra artigianale italiana ha avuto inizio nel 1996 grazie al Piemonte con Teo Musso e Agostino Arioli, pionieri di birra artigianale e fondatori di Baladin e alla Lombardia con Birrificio Italiano. Poi a seguire c’è stata la Toscana.
Secondo diversi produttori di birra a Firenze, la loro base di clienti è composta da consumatori locali e per metà stranieri. Per questa convenzione, i produttori spesso considerano i gusti e le tendenze internazionali nella loro produzione, come birre acide, IPA e birre con frutta di stagione nei temi caldi correnti. Ultimamente, i microbirrifici stanno anche giocando con lieviti selvaggi, uva da vino, e hanno sperimentato con l’invecchiamento, birre in botti vecchie con il bordo a strati e il corpo.
E’ abbastanza comune trovare birre artigianali italiane non filtrate e a doppia fermentazione in bottiglia, e il vino d’orzo è diventato una novità favorita, tradizionalmente ispirata dagli inglesi, ma a cui è stato dato il tocco italiano attraverso l’aggiunta di cereali, patrimonio indigeno. Birrifici artigianali molto quotati si trovano anche in Puglia, Sicilia e Lazio.